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13 September 2019
LE NUOVE SFIDE DELL’EDUCATION: OLTRE IL LEARNING

Per navigare contesti VUCA non bastano le skill acquisite attraverso i processi tradizionali di apprendimento. L’education dovrà favorire lo sviluppo creativo di nuove competenze.

“Ogni uomo deve essere capace di tutte le idee, e penso che in futuro lo sarà”
J.L. BORGES

“Ogni brandello di nuove verità scoperte è rivoluzionario rispetto a ciò che si era creduto prima”
MARGARET LEE RUNBECK

In questo articolo discutiamo come l’emergere di contesti VUCA cambi i presupposti sui quali sono stati disegnati da sempre i sistemi scolatici tradizionali partendo dalla scuola primaria fino ad arrivare alle università. Se un tempo la formazione scolastica forniva skill sufficienti ad affrontare un contesto ragionevolmente prevedibile ad oggi queste stesse skill non sono più sufficienti per affrontare contesti VUCA.

Sebbene non sufficienti, le skill acquisite attraverso i percorsi tradizionali continuano tuttavia ad essere fondamentali per sviluppare contenuti e competenze tecniche di qualità. Per navigare contesti VUCA, infatti, è necessario sviluppare nuove skill che, in parte, potrebbero essere sviluppate nell’ambito di percorsi scolatici e universitari adeguatamente rivisitati o che, laddove il sistema scolastico si rivela inefficace, dovranno essere sviluppate singolarmente da individui, imprese e istituzioni al di fuori del sistema scolastico tradizionale.

Quali sono le sfide che l’education dovrà inevitabilmente affrontare al diffondersi di contesti VUCA? L’education dovrà spingersi oltre il learning e favorire la costruzione e lo sviluppo creativo di nuove competenze.  

Chi di voi non si è trovato coinvolto in discussioni, con amici o colleghi di lavoro, a discutere delle crescenti lacune del sistema scolastico e universitario tradizionale alle quali diversi governi hanno ripetutamente provato a riformare? Quante volte le riforme promosse si sono rivelate inefficaci? Quanti di noi hanno perfino pensato che l’apprendimento promosso dal sistema scolastico è divenuto sempre meno importante in quanto non assicura più, come una volta, un efficace inquadramento nel mercato del lavoro?

Noi tutti poniamo l’attenzione sulle inadeguatezze del sistema senza soffermarci adeguatamente a riflettere sul contesto di riferimento che non è più prevedibile essendo diventato volative, incerto complesso e ambiguo e, come tale, richiede spesso competenze diverse rispetto a quelle acquisite durante il percorso scolastico.

Vale quindi la pena chiedersi se il sistema scolastico fornisca ai propri studenti strumenti idonei e sufficienti ad affrontare contesti VUCA. La risposta è negativa: attualmente non è in grado di offrirli in quanto inizialmente concepiti per contesti non complessi e prevedibili.

Per anni la formazione individuale di skill è avvenuta attraverso le istituzioni scolastica e familiare e sul posto di lavoro. Una formazione efficace consisteva nell’acquisizione di nozioni, di un sistema di valori e di skill che, con l’applicazione e l’esperienza, avrebbero consentito l’acquisizione di abilità specifiche e good practice.

Se di successo, questo percorso di formazione consentiva di rispondere positivamente alla seguente domanda: sei in grado di fare le cose in modo corretto? Sebbene siano ancora numerosi i contesti nei quali individui, imprese e istituzioni siano chiamate a svolgere correttamente i propri task, i contesti VUCA ci pongono sempre più spesso di fronte a situazioni in cui il vero challenge non è “fare le cose in modo corretto” ma “fare la cosa giusta”.

Queste due domande possono essere facilmente confuse in quanto le parole “corretta e giusta” tendono ad essere considerate sinonimi. In realtà, c’è una differenza importante, vediamola:

  • “Fare le cose in modo corretto” significa avere un task e acquisire gli strumenti per svolgere il task correttamente. Ad esempio se in passato un individuo aveva l’aspirazione di diventare un bravo avvocato civilista poteva darsi come task quello di diventare bravo a scrivere contratti. A tale scopo quindi gli era sufficiente acquisire gli strumenti tecnici attraverso il percorso di laurea tradizionale e scegliere successivamente di compiere un tirocinio presso un avvocato preparato al fine di svolgere il suo task in modo corretto. Questa era la situazione tipica che emergeva in contesti non complessi e non incerti.
  • “Fare la cosa giusta” ha un’implicazione profondamente diversa in quanto in contesti VUCA quasi mai è possibile anticipare la cosa giusta da fare e per tanto non è sempre possibile capire come prepararsi. Prendiamo in esame l’esempio di prima e scegliamo un contesto VUCA. Per definizione di fronte ad un contesto complesso e incerto il nostro avvocato non potrà prevedere tutti I possibili sviluppi del contesto stesso e quindi non gli sarà sufficiente aver fatto correttamente un percorso tradizionale per riuscire a diventare un bravo civilista.  Molto probabilmente non gli basterà conoscere le forme contrattuali che ha studiato in quanto in contesti VUCA il tipo di contratto che può rivelarsi corretto non necessariamente potrà essere tra quelli che lui ha studiato. Per fare la cosa giusta dovrà essere aperto ad acquisire nuovi strumenti, disposto ad innovare, ad interagire con figure professionali in possesso di competenze a lui mancanti e complementari e a combinare in modo creativo competenze complementari al fine di creare lo strumento “giusto” che gli mancava.

È ragionevole chiedersi a questo punto come debbano cambiare i ruoli dei percorsi formativi tradizionali. In altre parole, in che modo il sistema scolastico e universitario potrà migliorare la formazione dei propri studenti al fine di migliorare la loro capacità di far fronte a contesti VUCA?

I sistemi scolastici tradizionali dovranno spingersi oltre il learning e favorire la costruzione e lo sviluppo creativo di nuove competenze.

Il sistema scolastico, come sempre, dovrà spingere la frontiera della conoscenza in avanti e trasferire la nuova conoscenza prodotta agli studenti in modo da migliorare e da preservare un elevatissimo standard qualitativo. Esso potrà inoltre adottare forme di apprendimento più collaborative tra gli studenti al fine di stimolare, creare e migliorare la loro capacità di lavorare in team e sviluppare in loro la capacità di individuare soluzioni in modo collegiale.

Queste nuove visioni saranno comunque insufficienti ad affrontare le sfide di un contesto VUCA in quanto gli individui saranno chiamati ad andare oltre ciò che hanno imparato (oltre il learning) e sviluppare nuove competenze in modo creativo

Sono due le nuove competenze chiave: le capability e lo sviluppo di pensiero rizomatico.

  • Il concetto di capability è già ampiamento studiato nella letteratura di strategic management, organizational theory e leadership theory. La capability, che definiamo come la capacità di sviluppare nuove risorse skill e abilità sulla base delle competenze attualmente disponibili, al fine di raggiungere un obiettivo specifico mai affrontato in precedenza rappresenta un’indicazione di potenziale di un individuo o di un’organizzazione con riferimento ad un task specifico.
  • Il pensiero rizomatico invece ha destato interesse in ambito filosofico con interessanti esempi in campo tecnologico ma non ha ancora trovato applicazione nel campo della leadership. Il pensiero rizomatico, che possiamo definire come la capacità di generare nuove idee dalla combinazione e la contaminazione tra risorse e idee esistenti, ha la caratteristica di essere un pensiero generativo con elevatissimo potenziale innovativo.

A suo modo, anche lo sviluppo di capability ha una forte connotazione rizomatica, poiché il nuovo pensiero e la nuova frontiera diventano possibili solo grazie a nuove combinazioni di risorse, skill e abilità.

Appare ovvio quindi perché il pensiero rizomatico è così importante per affrontare un contesto VUCA: sfide senza precedenti potranno più efficacemente essere affrontante ricorrendo a nuove idee, nuovi strumenti e nuove soluzioni. 

Lo sviluppo di capability e lo sviluppo del pensiero rizomatico sono facoltà che vanno ben oltre il learning. Esse non vanno acquisite come fossero competenze tecniche ma individualmente sviluppate sulla base del contesto di riferimento nel quale gli individui operano, la natura del challenge che gli individui devono affrontare e la quantità, qualità e varietà delle competenze ai quali gli individui hanno accesso.

Prepariamoci quindi ad un futuro nel quale le soluzioni, gli strumenti e le competenze saranno sempre più frutto di ciò che saremo in grado di creare e non solo di ciò che siamo stati bravi ad imparare.