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30 May 2021
IL RIZOMA COME METAFORA DI PENSIERO GENERATIVO E INNOVATIVO IN CONTESTI VUCA

Il rizoma è un tipo di radice costituito da nodi germinali e connessioni in grado di proliferare autonomamente creando nuovi nodi e nuove connessioni. Per questa ragione, il rizoma è una metafora convincente dello schema di pensiero idoneo ad un contesto VUCA.

“La nostra non è più l’epoca dei legami, ma delle connessioni.”

L. DE CRESCENZO 

“La vita mi ha sempre fatto pensare a una pianta che vive del suo rizoma: la sua vera vita è invisibile, nascosta nel rizoma… Quello che noi vediamo è il fiore, che passa: ma il rizoma perdura”

K. G. JUNG

In questo articolo introduciamo il concetto di rizoma e spieghiamo perché esso rappresenta una metafora efficace per caratterizzare lo schema di pensiero che emerge in contesti VUCA. In particolare, il rizoma è un tipo di radice che si sviluppa orizzontalmente nel sottosuolo. Esso è caratterizzato da nodi tra loro interconnessi. Il rizoma svolge due funzioni fondamentali: la conservazione di sostanze nutritive e la germinazione. Il rizoma cresce e si sviluppa sempre al di sotto del suolo per effetto della capacità generatrice dei propri nodi. Lo sviluppo che il rizoma pone in essere è tuttavia senza direzione, non ha un punto di origine e non ha un punto di arrivo. Ciascuna coppia di nodi può essere collegata in innumerevoli modi possibili grazie alle connessioni tra i nodi stessi. Per queste sue caratteristiche il rizoma si presta ad offrire una potente metafora dello schema di pensiero associabile ai contesti VUCA che non si prestano ad essere approcciati secondo il tradizionale schema di pensiero fondato sul principio di causalità lineare. 

L’elemento essenziale che caratterizza i contesti Volatili, Incerti, Complessi e Ambigui (VUCA) è la complessità, vale a dire, l’impossibilità di rintracciare una sequenza di accadimenti che abbia condotto alla situazione attuale e, quindi, l’impossibilità di prevedere in che modo la situazione attuale potrà evolversi in futuro. È la complessità che origina l’incertezza, la volatilità e l’ambiguità del contesto che chiamiamo VUCA

Principio di causalità lineare

Nell’impossibilità di rintracciare un punto di partenza dal quale si dipana la sequenza di eventi e in assenza di un punto di arrivo al quale la sequenza di eventi è destinata a condurre, la storia non sembra più obbedire ad una narrazione dettata da un principio di causalità lineare, per il quale, la particolare successione di eventi osservata è riconducibile ad una catena di avvenimenti tra loro legati da un nesso causale. 

Il venir meno della natura lineare della narrazione mina le fondamenta del modello ontologico che caratterizza il pensiero occidentale e che emerge chiaramente in ogni disciplina, dalla linguistica, alla psicoanalisi, dalla logica, alla biologia e all’organizzazione umana. Tutte queste discipline sono modellate come sistemi gerarchici (esiste una sequenza causale secondo la quale gli eventi si susseguono) e binari (la narrazione si evolve per scelte binarie, ad esempio, sì vs no, destra vs sinistra, su vs giù, giusto vs sbagliato, etc.). 

La metafora dell’albero

La botanica ci viene in aiuto offrendo una semplice metafora per rappresentare il pensiero tradizionale, il quale risulta assimilabile alla struttura di un albero: a partire dalle radici dell’albero cresce tutto il resto, ad esempio, il tronco, i rami principali, le ramificazioni secondarie, le foglie, i fiori e i frutti.

In un contesto complesso che nega i presupposti per lo sviluppo di un pensiero lineare, strutturato secondo la metafora dell’albero, con un chiaro punto di partenza (la radice), una chiara linea di sviluppo (tronco, rami, foglie) e un chiaro punto di arrivo (fiori e frutti), è ragionevole chiedersi secondo quale schema il pensiero si sviluppi, su quali presupposti tale schema si basi, e quali caratteristiche tale schema evidenzi. 

La metafora del rizoma

La botanica ci viene di nuovo in aiuto fornendoci una diversa metafora, basata su un diverso tipo di radice: il rizoma. Contrariamente alla radice tradizionale che dà origine all’albero, il rizoma ha uno sviluppo orizzontale, interamente al di sotto del suolo. Le caratteristiche essenziali del rizoma sono molto diverse da quelle delle radici tradizionali a sviluppo lineare. Ad esempio, il rizoma: 

  • ha una struttura priva di direzione,
  • svolge funzioni di riserva di sostanze nutrienti, necessarie alle funzionalità vitali della pianta, 
  • è caratterizzato dalla presenza di nodi tra loro interconnessi con funzione germinale (Angiosperme) fondamentali nell’attività di riproduzione vegetativa, vere e proprie gemme che permettono lo sviluppo di un nuovo individuo (nodo o connessione). 

Per la sua natura ramificata, interconnessa ed estesa, il rizoma fornisce una rappresentazione concettuale molto interessante che suggerisce una metafora suggestiva dello schema di pensiero associabile ai contesti complessi: qualsiasi punto del rizoma è connesso agli altri punti attraverso un’espansione multidirezionale. Poiché, inoltre, ogni nodo ha funzione germinale, il rizoma offre una interpretazione molto convincente della capacità del sistema di innovare dal suo interno, attraverso l’interazione e la combinazione di nodi germoglianti, suggerendo un potenziale innovativo e generativo sconfinato, accessibile da qualsiasi nodo. 

Tale sua caratteristica è stata efficacemente utilizzata dalla filosofia contemporanea e dalla sociologia per sviluppare nuove ontologie e individuare nuove prospettive fenomenologiche. Il rizoma, tuttavia, non è ancora utilizzato nell’ambito delle scienze sociali, quali l’economia, il management strategico e la leadership.

Il rizoma per Deleuze e Guattari

In ambito filosofico, la metafora del rizoma è stata utilizzata da due filosofi francesi, Deleuze e Guattari (G. Deleuze e F. Guattari, Mille piani. Capitalismo e schizofrenia, 1980), per caratterizzare un particolare modello semantico opponibile al modello ad albero sul quale si fondano storicamente tutte le discipline. Il modello ad albero prevede un centro una direzione, una gerarchia causale di eventi, e un ordine temporale secondo i quali la conoscenza codificata da ciascuna disciplina si organizza, si rigenera e si sviluppa. 

Secondo Deleuze e Guattari “a differenza degli alberi o delle loro radici, il rizoma collega un punto qualsiasi con un altro punto qualsiasi, e ciascuno dei suoi tratti non rimanda necessariamente a tratti dello stesso genere, mettendo in gioco regimi di segni molto differenti ed anche stati di non-segni. Rispetto ai sistemi centrici (anche policentrici), a comunicazione gerarchica e collegamenti prestabiliti, il rizoma è un sistema acentriconon gerarchico e non significante…” (Deleuze e Guattari, Op. Cit.)

Natura “multeplica” del rizoma

A differenza dell’albero, quindi, i cui rami crescono a partire da un solo tronco, il rizoma non ha una fonte unica a partire dalla quale il suo sviluppo avviene. Il rizoma è eterogeneo e “multeplico”, la sua struttura non ha punti di ingresso o punti di uscita, ogni nodo della sua struttura è collegato e collegabile, direttamente o indirettamente, agli altri nodi della stessa struttura. “Il rizoma non è riducibile né all’Uno né al multiplo … non è composto da unità ma da dimensioni, o piuttosto da direzioni in movimento.” (Gilles Deleuze e Félix Guattari, Op. Cit.). 

Connotando il rizoma come “multeplico” intendiamo evidenziare come la sua natura combina molteplicità e moltiplicazione. In altre parole, essa supera la semplice struttura molteplice, intesa come struttura basata su una molteplicità di elementi, per rivendicare anche, e soprattutto, una funzione di moltiplicazione, intesa come la capacità di generare e moltiplicare i nodi che definiscono la molteplicità stessa. 

Se confrontiamo ora la capacità generativa della narrazione secondo una struttura gerarchica ad albero con quella che invece caratterizza la struttura rizomatica, appare evidente in tutto il suo formidabile potenziale, la capacità del rizoma di offrire un’efficace rappresentazione metaforica della propria capacità generativa nell’ambito di un contesto complesso. 

Come il rizoma, infatti, un contesto complesso è caratterizzato da numerosi individui (nodi) tra loro interconnessi ed interdipendenti, capaci di generare ed innovare, attraverso l’adozione di diverse prospettive interpretative e lo sviluppo di narrazioni soggettive.

Implicazioni del modello rizomatico

Emergono qui alcune importanti implicazioni di un modello semantico a struttura rizomatica che offre numerosi spunti di incredibile fertilità allo studioso delle scienze sociali:

  • Prospettiva soggettiva: la prospettiva di approccio al sistema complesso è soggettiva e non oggettiva.
  • Funzione interpretativa: tale prospettiva soggettiva si fonda inevitabilmente su una attività di interpretazione della realtà, vale a dire, sull’attribuzione soggettiva di un significato alla realtà osservata.
  • Pregiudizi e precomprensione: la differente attribuzione di significato da individuo a individuo riflette i diversi pregiudizi e la diversa “precomprensione” degli individui stessi (H.G. Gadamer, Verità e Metodo, Bompiani).
  • Narrazione: le storia, la narrazione, il pensiero e il suo sviluppo nel tempo, sono il risultato di tale attribuzione di significato che influenza sia il modo in cui ogni individuo è generativo sia il modo in cui la generazione riflette le connessioni e le combinazioni di elementi (individui e idee). 
  • Capacità di generazione: la capacità di innovazione di un sistema complesso non avviene solo grazie al potenziale germinale di ogni singolo nodo, ma anche e soprattutto, dal modo in cui tali nodi sono tra loro “combinati”, dal potenziale germinale che emerge da queste combinazioni, e dal significato che ciascun individuo attribuisce ai nodi e alle loro combinazioni. 

Questa cross-dimensionalità è una componente importante del rizoma e lo differenzia da un sistema strutturato su una molteplicità di elementi. Grazie a questa componente, il rizoma appare come un sistema adualistico (vale a dire, che è incapace di distinguere tra sé e il mondo esterno) che offre infiniti piani (plateau) di intrinseca consistenza di significato. Deleuze e Guattari si riagganciano alla riflessione epistemologica di Bateson sui sistemi affermando “Un rizoma è fatto di piani. Gregory Bateson si serve della parola piano per designare qualcosa di molto particolare: una regione continua o di intensità, che vibra su sé stessa e si sviluppa evitando ogni orientamento su un punto culminante o fine esterno”. È in questo senso, quindi, che il rizoma è un principio sistemico che non può essere studiato e caratterizzato sulla base di un principio di causalità lineare.

Valori del pensiero rizomatico

La metafora che ne scaturisce è che il significato nasce dalla proliferazione e dalle combinazioni di nodi, piuttosto che dal nucleo centrale che forma la struttura multiplice di origine. Si assiste quindi al sovvertimento dell’ordine di pensiero tradizionale, anche dal punto di vista dei valori rispetto ai quali il pensiero viene valutato: 

  • dalla “profondità di pensiero”, della quale si apprezza la capacità di approfondire la conoscenza addentrandosi nei suoi meandri più remoti per acquisire una completezza di pensiero che non sarebbe altrimenti possibile rimanendo in superficie, 
  • alla “ampiezza di pensiero”, che rimanda alla superficialità (nel senso di estensione) del pensiero, come capacità di abbracciare, compendiare, includere e offrire varietà. 

Il vecchio ordine di valori secondo il quale la verticalità di pensiero è bene perché approfondimento mentre la superficialità è male perché assenza di approfondimento o banalità, viene superato da un nuovo ordine di valori nel quale la verticalità non appare più sufficiente a garantire uno schema di pensiero efficace. Il rischio, infatti, è che la verticalità di pensiero, se non accompagnata da una capacità di spaziare, si riveli povera e monodimensionale ed offra una limitata capacità di interpretare il mondo. La verticalità di pensiero deve essere affiancata dall’ampiezza di pensiero, che offre ricchezza e fertile patrimonio interpretativo, in contesti come quelli VUCA che non offrono una chiave di lettura oggettiva fondata su principi lineari di causalità.